Quando bisogna restituire la NASpI? Scopri se sei a rischio e cosa devi fare!

Aprile 17, 2025

By: Harsh Chand

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La NASpI è una misura erogata dal governi italiano per chi si trova in stato di disoccupazione involontaria, garantendo un sostegno economico in momenti difficili. Tuttavia, in alcune situazioni l’Inps può richiedere la restituzione degli importi erogati, ritenuti in misura eccessiva o indebitamente percepiti. Vediamo insieme in questo articolo quando bisogna restituire la NASpI, come restituirla e come evitare questa situazione

Cos’è la NASpI?

La NASpI è un sostegno economico dedicato a chi perde il proprio lavoro per cause non volontarie. Per ottenere questo contributo è necessario soddisfare questi requisiti:

  • Stato di disoccupazione involontario
  • Aver accumulato almeno 13 settimane di contributi nei quattro anni precedenti alla disoccupazione.
  • Aver svolto almeno 30 giornate di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti l’inizio della disoccupazione.

Nel caso in cui l’Inps verifichi che l’erogazione sia stata fatta in maniera sbagliata, ad esempio a seguito di un errore di calcolo o per l’assenza dei requisiti, il cittadino potrebbe essere chiamato a rimborsare in parte o l’intero importo percepito. 

Quando bisogna restituire la NASpI?

L’Inps può richiedere il rimborso della NASpI nelle seguenti situazioni:

  • Erogazione in eccesso: Quando per errore di calcolo il beneficiario riceve importi superiori a quelli effettivamente spettanti.
  • Requisiti non soddisfatti: Qualora il beneficiario non soddisfi i requisiti richiesti dalla legge, ma riceve comunque percepito l’indennità.
  • Prolungamento del periodo indennizzabile: In alcuni casi, l’indennità viene corrisposta oltre il periodo effettivamente previsto, portando alla necessità di restituire le mensilità eccedenti.
  • Abuso o Frode: Se il cittadino ha agito volontariamente per ottenere la NASPI, per esempio dichiarando condizioni errate o mascherando altre attività lavorative, questo può comportare anche conseguenze penali.
Quando bisogna restituire la NASpI?

È importante sottolineare che, dal punto di vista giuridico, la restituzione è dovuta indipendentemente dalla consapevolezza del beneficiario quando riceve il contributo..

Come restituire la NASpI?

Quando l’Inps rileva uno dei errori precedentemente elencati, il cittadino riceve una comunicazione ufficiale che indica le ragioni della richiesta di rimborso. A questo punto per effettuare il rimborso si può:

  • Rimborso diretto e rateizzato: Il beneficiario può procedere al rimborso integrale o, qualora l’importo risulti elevato rispetto alle proprie capacità economiche, richiedere una rateizzazione del debito.
  • Compensazione: L’Inps può decidere di recuperare l’importo dovuto attraverso la compensazione con eventuali futuri pagamenti, ad esempio trattenendo somme dalla pensione o da altre prestazioni erogate.

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Come opporsi al rimborso della NASpI

Quando il beneficiario ritiene di aver ricevuto la NASPI in maniera corretta, o se la richiesta di restituzione supera il termine previsto dalla legge, è possibile opporsi alla decisione dell’INPS. I passaggi principali sono:

  • Ricorso Amministrativo: Entro 90 giorni dalla comunicazione, il cittadino può presentare un ricorso spiegando nel dettaglio le ragioni per cui ritiene giusta la propria posizione. In questa fase bisogna allegare tutta la documentazione che attesti il possesso dei requisiti per il diritto al contributo.
  • Assistenza Legale e Patronati: Affidarsi a un patronato o a un avvocato specializzato in diritto del lavoro può rivelarsi utile per elaborare una difesa solida e ben documentata.
  • Procedura Giudiziaria: Se il ricorso amministrativo non dovesse avere esito positivo, è possibile portare la questione davanti al tribunale ordinario, sempre con il supporto di esperti legali.
Quando bisogna restituire la NASpI?

È importante sapere che l’INPS ha fino a dieci anni di tempo per chiedere la restituzione delle somme versate in più rispetto a quanto dovuto. Questo significa che, se l’INPS si accorge di un errore e ha pagato un importo più alto del previsto, può richiedere il rimborso entro un periodo massimo di dieci anni a partire dall’ultimo pagamento sbagliato.

Tuttavia, questo termine può interrompersi e ripartire da capo se, ad esempio, l’INPS invia una comunicazione formale o intraprende azioni ufficiali per recuperare l’importo dovuto. In questi casi si parla di atti interruttivi della prescrizione, che “azzerano” il conteggio dei dieci anni e fanno ripartire il termine da quel momento.

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